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Questo challenge era basato sull(immaginazione Prendendo spunto dalle 3 immagini che trovate QUI si doveva creare un racconto.
Ed eccovi i racconti delle nostre 3 kokorine:
CRAZYXD:
[SPOILER] Si narra che quando il Mondo venne creato, ci fu una guerra sanguinosa, alla fine della quale restarono in vita solo 3 esseri: Ryu, Sky e Flora.
I tre decisero su quel campo di battaglia di dividere il potere dell'Universo in tre Globi. A Ryu fu affidato il potere del fuoco definito potere degli inferi e creò Hell; Sky ebbe il potere dell'aria definito potere del cielo e diede vita ad Heaven; ed a Flora fu affidato il potere della terra definito potere della vita e costruì Earth. Furono imposte regole ai nuovi esseri umani: nessun abitante poteva lasciare il proprio regno.
Fu così che nacque il MONDO; ed i tre esseri divennero: Dei immortali.
Delicate mani pigiavano un tasto dopo l'altro creando una soave melodia in una camera buia, illuminata solo dalla luce della luna che percorreva l'esile figura di una ragazza dai lunghi capelli neri e dalla carnagione perlacea. Il suono del piano fu improvvisamente interrotto dallo scricchiolio delle cerniere della porta di quella stanza. La ragazza si fermò e si voltò verso la porta. Sull'imposta c'era qualcuno illuminato parzialmente dalla luce lunare che avanzò lentamente nella stanza. La ragazza ebbe un sussulto al cuore, si alzo dallo sgabello su cui era seduta e fece qualche passo indietro, mentre dalla penombra della stanza iniziò a mostrarsi la figura di un uomo: era magro, altro indossava un abito nero ed aveva i capelli luminosi come il sole. A pochi passi dalla ragazza si fermo. I suoi occhi rubino si piantarono negli occhi color cobalto di lei.
"Sei bellissima" disse quel ragazzo e posò una mano sul viso di lei e la baciò.
Non appena le loro labbra si separarono si sentirono dei passi nel corridoio e due uomini comparvero sulla soglia. "Julian muoviti" dissero prendendo fiato "dobbiamo andarcene ci hanno scoperti". "C-cosa?!" aggiunse il ragazzo mentre si voltava cercando di coprire quella fanciulla con la sua figura. "sbrigati invoca Thunder e fuggiamo via da qui!" aggiunsero chiudendo la porta dietro di loro.
Il biondino invoco un cerchio alchemico e delle saette circondarono i tre ragazzi. "Mi piaci" e pronunciando queste parole sparì con gli altri due.
"Ragazzi ma cosa avete fatto per farvi beccare subito... siete stupidi?!? vi avevo detto di aspettarmi 5minuti fuori al palazzo" urlo Julian ai suoi amici una volta raggiunto Hell. "Julian noi ti abbiamo aspettato per 5minuti" cercò di spiegare Kai chinando il capo. "Si, l'abbiamo fatto..."aggiunse Matt cercando di raccontare quanto accaduto "ma tu non tornarvi ... siamo venuti a cercarti... ma una serva ci ha visto ed ha inziato ad urlare." Julian appoggiò il palmo della mano sulla fronte, passò le dita tra i capelli portandone alcune ciocche all'indietro e sbuffando concluse "capisco... però non fatene parola con nessuno... mio padre non deve saperlo!"
Quanto accaduto aveva messo in subbuglio mezzo Heaven. Nella sala del re i vari capi dell'esercito avevano aperto un dibattito su quei ragazzi entrati ed usciti da Heaven senza problemi: "è assurdo... i figli di Ryu sono entrati con estrema facilità nel nostro regno" "Non hanno forzato il portone celeste, quindi c'è qualcuno tra di noi che li ha aiutati ad entrare!" I vari generali alzavano sempre più la voce ed avevano iniziato a puntare il dito l’uno contro l'altro. Improvvisamente una tromba annunciò l'ingresso del Dio Sky: "Sua Maestà il Divino Sky sta per presiedere l'assemblea" tutti tacquero e si inchinarono al cospetto di quell'uomo. "Vi prego, prendete i vostri posti signori" esortò Sky porgendo poi la mano a sua figlia per farla accomodare accanto a lui per poi prendere posto sul trono. Il Dio del cielo ascoltò senza muovere un muscolo tutto quello che i testimoni avevano da dire, poi ascoltò i pareri dei vari capi dell'esercito e quando tutti finirono di parlare tirò un sospiro di sollievo "era questo che vi preoccupava figli miei!?" chiese Sky. Tutti si guardarono con volto sconcertato, perché il Dio del cielo aveva detto ciò?! Vedendo le loro espressioni turbate, Sky fece un lungo sospiro e continuò dicendo "Hell e Heaven sono collegati tra loro come lo è Heaven con Earth ed Earth con Hell... Sono sicuro che Ryu prenderà provvedimenti nei confronti dei trasgressori." "Padre saranno uccisi!?" bisbigliò la fanciulla dai grandi occhi cobalto a suo padre. "Non penso Maya," rispose Sky guardandola teneramente.
Intanto ad Hell... "Julian... Julian dove ti sei cacciato" urlava Ryu attraversando le sale del palazzi e lanciando saette su ogni porta "... quell'inutile marmocchio dove si trova!?" "Vostra maestà si calmi la prego" sussurro il maggiordomo del Dio dell'Inferno. "Come posso calmarmi con quel cavallo che scalpita, scalcia e corre per tutto il palazzo?!" aggiunse Ryu rompendo un'altra porta "Julian esci fuori se non vuoi che uccida prima te e poi quel cavallo!" "Padre ma cosa state urlando... ho rinchiuso Tuono due secondi fa" disse Julian comparendo dinanzi a suo padre con il volto imperlato di sudore per la corsa che aveva fatto. Sua maestà Ryu gli prese la camicia e lo sollevò da terra fino a portarlo all'altezza dei suoi occhi e a denti stretti gli disse "non lasciare mai più quel cavallo imbizzarrito nel mio giardino... ti è chiaro!" "Padre mi state soffocando" rispose il ragazzo mentre cercava con le mani di divincolarsi dalla stretta si suo padre "ieri sera sono uscito con Tuono e questa mattina non devo aver chiuso bene la stalla" A quelle parole Ryu rimise a terra suo figlio e gli domando "Dove sei andato eri sera?" "In nessun posto particolare padre, perché me lo chiedete?!" "Puzzi…” gli rispose e voltandosi si diresse verso le sue stanze. Improvvisamente il Dio degli inferi si fermo e ruotando di poco la testa in direzione di suo figlio ancora fermo in mezzo al corridoio disse "tre abitanti di Hell sono andati in Heaven... hai 24 ore per dirmi chi sono…" increspò le labbra in un sorriso malefico "…Mi sono spiegato?" "Certo padre... provvedo immediatamente" rispose il ragazzo stringendo i pugni ed imprecando in silenzio. I suoi timori erano diventati realtà, suo padre aveva capito che qualcuno, o forse lui, era andato in Heaven. Ma perché non glielo aveva detto in faccia? Cosa voleva costatare?
Rimuginando su questi pensieri Julian si trovo nella stalla di Tuono. Accarezzò il cavallo dal manto ebano con piccole striature cremisi come i suoi occhi, apri la porta della stalla "Sta buono Tuono ora usciamo" salì sul cavallo senza sellarlo e si lanciò al galoppo. Era come il giorno in cui a vicenda si erano scelti, con un solo sguardo l’uno aveva capito i sentimenti ed i pensieri dell’altro. Non avevano bisogno di altro.
Maya si appoggio al balcone della scalinata esterna del castello e sospirò. Non riusciva a credere a ciò che aveva sentino: quel ragazzo proveniva da Hell.
Si tocco delicatamente le labbra con l'indice… <mi piaci> … al ricordo di quelle parole arrossì. Un rumore di passi arrivò al suo orecchio e si voltò. Era lui, il ragazzo dagli occhi rubino, Julian. "Ti ho trovato" disse il ragazzo avvicinandosi a lei e donandole una rosa rossa. La ragazza l'annusò "che buona fragranza" esclamo, tenendo lo sguardo basso mentre le sue guancie diventavano rosse. Julian le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio "questo è per dirti addio", "cosa… !?" riuscì solo a sibilare Maya prima che le mani di lui le prendessero il viso e la baciasse.
Si allontanò a passo veloce dal punto in cui aveva incontrato la ragazza ma l'immagine di lei non riusciva ad abbandonare la sua mente.
Maya restò immobile con la rosa tra le dita osservandolo andare via.
"Maya, cosa ci fai qui fuori?!" disse suo padre raggiungendola. La ragazza si voltò verso di lui con sguardo perso nel vuoto e sospirò. Gli occhi del Dio del cielo percorsero il profilo della figlia e si fermarono sulla sua mano destra. Un fuoco gli attraverso il corpo infiammandolo "Chi ti ha dato quella rosa, qui ad Heaven non esistono" tuonò. La ragazza non lo rispose e inclino il capo posando i suoi occhi su quel piccolo fiore. "Ti sei innamorata non è vero?!" esclamò Sky guardandola teneramente.
Julian procedette a passo svelto poi iniziò a correre fino alla scalinata che collegava i due regni. La ridiscese senza voltarsi indietro, doveva andare via da li, se avesse esitato solo un attimo il suo cuore l'avrebbe riportato da lei…
Era accaduto tutto per caso. Tuono l’aveva portato ai piedi di quello scalone. L’aveva percorso ed una melodia aveva catturato il suo cuore. Si, era stata la melodia suonata da lei che l'aveva colpito. Poi la curiosità l’aveva spinto ad osare, aveva attraversato l'atrio del palazzo fino a raggiungere la stanza di quella fanciulla. Ma dopo che i loro occhi si erano incrociati, il suo cuore aveva iniziato a battere più forte… si era innamorato. Immerso in questi ricordi aveva raggiunto la fine della grande scalinata, non appena Tuono entrò nel suo campo visivo vide un'altra figura accanto al cavallo: Suo padre.
Alla domanda di suo padre <tu sei innamorata?>, il cuore di Maya aveva iniziato a battere più velocemente e senza pensarci, stringendo nelle sue mani quella rosa rossa aveva iniziato a correre nella stessa direzione di quel ragazzo.
Raggiunto uno scalone si arresto.
"La leggere è uguale per tutti. Gli abitanti dei tre mondi non possono coesistere." esclamarono Ryu e Sky dai due lati opposti dello scalone ai rispettivi figli.
"Puoi percorrere la scala Julian se vuoi, ma perderai i tuoi poteri, me ed i tuoi amici" esclamò Ryu tenendo Tuono per la chioma, mentre il cavallo scalpitava energicamente, come se sentisse di dover proteggere il suo padrone. "Puoi percorrere la scala Maya, ma perderai i tuoi poteri, la tua casa e me" disse Sky lasciando che le lacrime gli rigassero il volto.
"Cosa scegli?!" pronunciarono i due Dei. [/SPOILER]
MANU-CHAN :
Ilye amava recarsi sulla terrazza nord del castello ad ammirare il magnifico panorama che la sua terra natale le offriva. Delle spumeggianti cascate, esplodono in un trionfo di spruzzi e goccioline in mezzo ad un rigoglioso paesaggio verdeggiante che vibra al passaggio dell' acqua. La forza che sprigionano la rendono viva e allegra, quasi fosse lei stessa una di quelle cascate.E li tra i due fiumi, in una vasta lingua di terra si erge la città che sonnecchia pacificamente cullata dal suono della pioggia. "Ilye dobbiamo andare." la chiamò dolcemente una voce alle sue spalle. Ilye si girò sorridendo alla alta e forte figura davanti a lei "Si padre! Andiamo, dopotutto oggi è il giorno del suo ritorno." Padre e figlia si avviarono verso la sala del trono attraversando i lunghi corridoi adornati da arazzi di pregiata fattura e dai dipinti dei loro avi. Re, reggine, guerrieri e maghi li osservavano con sguardo forte e fiero dall'alto. "E' da molto tempo che non vediamo Aeradir,vero?" le chiese il padre. "Si, da quando è partito per l'addestramento, aveva 13 anni e io solo 12. Chissà se è cambiato!"
"Chissà!" annuì il padre nascondendo un piccolo sorriso malizioso sotto la barba "Vedo che hai un nuovo vestito, Ilye sei bella come tua madre.Hai ereditato i suoi occhi e il suo sorriso." Ilye era davvero bella, le sue labbra rosse risaltavano sulla sua carnagione bianca, quasi trasparente come la schiuma delle cascate che tanto amava, e i suoi occhi erano del colore del cielo che vegliava sulla sua terra, senza nuvole,radiosi e brillanti. I suoi lunghissimi capelli castani scendevano morbidi e fluenti lungo la schiena , come la calma acqua del fiume Ascar. Per l' occasione aveva indossato un vestito in rasatello di cotone, verde acqua, dalla linea scivolata, leggermente svasato sul fondo, con le maniche a punta molto ampie e ornato da una cintura della medesima stoffa della veste.Un delicato ricamo a V infine ornava il busto esaltando l' elegante e snella figura della ragazza.
I due entrarono nella sala del trono.Un ampio salone circondato da imponenti volte di quercia secolare si apriva davanti a loro,una luce giallo arancione filtrava dalle finestre creando magnifici giochi di luce e ombra tra le piante che si arrampicavano sulle possenti colonne di marmo bianco.La sala echeggiava di voci e nel momento in cui il re oltrepassò la soglia una voce tuonò " Il Re degli elfi Belthil e sua figlia la principessa Ilye. Inchinatevi al loro cospetto!" Il silenzio s'impadronì della sala,si sentiva solo il fruscio dei vestiti mentre gli invitati ad uno ad uno si inchinavano, al passaggio del loro sovrano.
quando arrivarono davanti al trono prima di sedersi il Re Belthil disse" Vi ringrazio per essere venuti qui oggi,domani mia figlia compirà 18 anni e per tradizione abbiamo organizzato una grande festa, con cibo e bevande per tutta la città,ci saranno giostre , giocolieri e musici che allieteranno la giornata...",mentre Belthin faceva il suo discorso Ilye guardava dritta davanti a sé e il suo sguardo si posò su un giovane elfo dai lunghi capelli argentei con la divisa da arciere verde, sulla schiena portava un arco e uno zaino di pelle, quando vide che Ilye lo stava osservando le sorrise dolcemente. Quando il re ebbe finito il suo discorso in molti si avvicinarono per porgergli i loro saluti.Tra questi anche una dama dai lunghi capelli neri come l'ebano e vestita con un lungo e aderente abito bianco che si allargava verso il fondo. " Lei è Lothìriel, figlia mia, la più grande maga del regno e nostra preziosa amica."La maga le sorrise e Ilye la salutò con un piccolo inchino. Il re e la maga si allontanarono per parlare di faccende politiche. "Sei cresciuta piccola peste!"Ilye si voltò di scatto e sorrise all'elfo dai capelli argentei "Aeradir!stai attento papà mi ha insegnato l'arte della spada, potrei punirti per la tua sfacciataggine."
L' elfo le sorrise dolcemente, i musici cominciarono a suonare, lui si inchinò davanti a lei la invitò a ballare Ilye allungò la mano verso quella di Aeradir e si lasciò condurre al centro della Sala. Un boato improvvisamente interruppe il loro ballo e un'orda di troll invase la sala gli elfi fuggirono ovunque mentre le guardie reali cercavano di contrastare l' avanzata dei nemici. Belthil corse verso la figlia e Aeradir " portala via da qui e proteggila! Andate presto portala al sicuro nella foresta di Atro, lì troverete il mago Vaithar lui vi dirà cosa fare, presto andate!"
Aeradir trascinò via Ilye che non voleva abbandonare il padre che si era gettato nella lotta contro i troll. La riportò verso il corridoio che prima aveva percorso con il padre,ma tre troll sfuggiti ai soldati li insegui-rono.
Aeradir afferrò l'arco che portava sulla schiena e estrasse tre frecce dalla faretra,prese la mira e scoccò tutte e tre le frecce contemporaneamente che si conficcarono nei crani bitorzoluti dei tre troll che caddero a terra come enormi sacchi di patate.Ma altri cinque troll presero a inseguirli,Ilye afferrò una delle spade che ornavano il corridoio, Aeradir scoccò altre cinque frecce e anche queste andarono a segno facendo stramaz-zare al suolo i troll. Arrivati alla fine del corridoio si ritrovarono sulla terrazza nord e lì videro Lothìriel che li aspettava. Gli fece cenno di avvicinarsi, prese una rosa rossa che adornava la terrazza strappò i suoi petali e pronunciò strane parole " Morwen im yala i lyaa je ello fayar" , la lingua antica degli Elfi. Il cielo in un attimo si coprì di nubi scure formando un vortice grigio, dal quale uscì un maestoso unicorno nero con la criniera della stessa consistenza delle nubi e rune di fuoco marchiavano il corpo dell' animale. L' unicorno galoppò verso la maga bianca che gli accarezzò il muso.”Salite Vi porterà dal mago Vaithar, presto!”. I due elfi salirono in fretta mentre la maga sussurrò all' animale la destinazione. L' unicorno prese il volo galoppando sulle nubi grigie, mentre Ilye guardava il castello andare in fiamme senza neanche accorgesene le lacrime iniziarono a scendere sul suo viso, Aeradir la strinse a se “Torneremo e salveremo il regno di Kayir, Ilye”. Volavano da almeno un 'ora quando una tempesta li sorprese, Areadir avvistò una caverna e condusse l 'unicorno al suo interno.
La pioggia incessante non consentiva loro di proseguire il viaggio, ormai i loro vestiti erano zuppi d' acqua e il freddo era penetrato nelle loro ossa a causa del volo “Passeremo qui la notte” disse Aeradir mentre cercava di accendere un fuoco con dei ramoscelli che aveva raccolto nella caverna “ Dob-biamo asciugare i vestiti altrimenti durante la notte geleremo” disse estraendo dal suo zaino una coperta “Spogliati e indossa questa, ti terrà al caldo mentre i vestiti si asciugheranno.” Ilye si girò e fece quello che gli disse, ma la sua mente era ancora al castello quando iniziò a spogliarsi. Aeradir per un attimo rimase a guardare mentre il vestito di lei scivolava lentamente dalle sue spalle e poi giù lungo la schiena, verso i morbidi glutei, lungo le gambe, il bagliore del fuoco creava magnifici giochi di luce sulla pelle bianca di lei. Il cuore di Aeradir ebbe un sobbalzo che lo risvegliò dall' incanto in cui era caduto e si girò verso una parete della grotta. Anche Aeradir si tolse i vestiti e si coprì con il mantello che aveva nello zaino. Sedettero accanto al fuoco in silenzio, si sentiva solo il rumore della pioggia che cadeva sul terreno fuori dalla grotta.
“ Non capisco! Come hanno fatto i troll ad entrare nel castello?”chiese Ilye , “Non lo so, ma qualcuno deve averli aiutati.” le rispose Aeradir “Per ora non possiamo fare nulla se non andare dal mago Vaithar , a quanto pare lui deve sapere qualcosa. Ora riposiamo domani ci aspetta un lungo viaggio.” Ilye annuì si raggomitolò vicino ad Aeradir, la notte stava calando e nonostante il fuoco sentiva l' aria fredda sulla pelle, Aeradir la strinse a se e in pochi minuti si addormentarono al tepore del fuoco e dei loro corpi esausti.
Quando Ilye si svegliò Aeradir era già andato a raccogliere qualche frutto ne fece una buona scorta e ne diede un paio ad Ilye che li divorò affamata.
Finiti i preparativi ripresero il viaggio verso la foresta di Atro. Ora che la pioggia era cessata il panorama che si apriva davanti ai loro occhi mozzava il fiato. Immense pianure verde smeraldo si stendevano sotto di loro, il fiume attraversava quel mare, verde calmo e placido come se nulla fosse successo il giorno precedente. Solo il cielo era ancora coperto da una tetra nube grigia. Dopo un paio d' ore di viaggio in lontananza inizia-rono ad intravedere la foresta di Atro, L'unicorno iniziò la sua discesa ed atterando all' ingresso della foresta, che era troppo fitta per essere attraversata in volo, Ilye e Areadir smontarono dall' animale e si addentrarono nella foresta. La vegetazione era talmente fitta che il sole a malapena riusciva a filtrare tra le folte chiome degli alberi liane e muschio ricoprivano gran parte degli alberi, facendosi strada, con la spada che Ilye aveva portato con se, si inoltrarono sempre più nel cuore della foresta. “Aeradir come faremo a trovare Vaithar? Questa foresta è così grande e fitta” chiese Ilye,
“Le storie sul mago Vaithar sono conosciute da tutto il mondo elfico, ricordo che mia madre mi raccontò una leggenda....secondo questa solo chi è degno potrà raggiungere il saggio mago. La foresta metterà alla prova chiunque si addentra nel suo cuore, è una foresta incantata, lo stesso Vaithar l' ha protetta con degli incantesimi, purtroppo non so bene quali siano, ma una cosa è certa dobbiamo arrivare al centro della foresta”.
I due giovani continuarono a camminare per diverse ore e la stanchezza iniziò a farsi sentire. Ilye non sentiva più i piedi tanto erano gonfi, infondo una principessa non attraversava mai una foresta in quelle condizioni, così non vide una radice che sbucava dal terreno ed inciampò cadendo rovinosamente addosso all' amico di infanzia. I due si ritrovarono a terra l'una sull'altro, i loro visi erano così vicini che Aeradir riuscì a vedere ogni più piccola sfumatura azzurra negli occhi di Ilye, per un attimo non sentì altro che il solo respiro di lei............Lei gli sorrise “ Scusami! Sono inciampata” dicendo questo si rialzò, Aeradir rimase in silenzio per un istante osservandola ancora steso a terra. Ilye tese la mano verso di lui per aiutarlo a rialzarsi,Aeradir l' afferrò e si rialzò dicendo “E' meglio se ci riposiamo per un po' qui, il tempo di mettere qualcosa sotto i denti.” si tolse l' arco e lo zaino dalle spalle da cui prese i frutti raccolti il mattino fuori dalla grotta.
Mentre mangiavano iniziarono a ricordare la loro infanzia, ma improvvisamente qualcosa afferrò la gamba di Aeradir e lo trascinò via Ilye spaventata prese la spada e iniziò a inseguire Aeradir che venne sollevato in aria ed Ilye vide che ciò che aveva catturato l' amico era una liana! Un fiore carnivoro enorme,si ergeva dietro Aeradir, mentre la liana lo sollevava da terra i petali si aprivano sempre più, pronti a divorarlo tutto intero.
Ilye estrasse la spada e si lanciò contro la liana per liberare Aeradir , che si dimenava per liberarsi senza riuscirci, ma un' altra liana la colpì facendola finire contro un albero. Quasi svenne per il dolore ma si rialzò immediatamente, tossendo, “Areadir resisti!” urlò in preda alla rabbia, “ No, Ilye bisogna colpire il fiore alla base !” Ilye allora si avventò sul fiore ma ancora una volta la liana la colpì questa volta da dietro e nuovamente finì a terra, questa volta la liana prima che Ilye potesse rialzarsi l 'afferrò per le gambe ma lei la colpì con tutta la forza che aveva recidendola e liberandosi immediatamente.
Quando alzò lo sguardo vide la pianta inghiottire Aeradir, il terrore, la rabbia la pervasero, gli occhi gli si riempirono di lacrime e si lanciò di nuovo contro la pianta urlando, ma la liana che aveva afferrato Aeradir la colpì così forte che le mancò il fiato. Ma ancora una volta si rialzò, ferita ma doveva salvarlo a tutti i costi, non avrebbe permesso a niente e nessuno di fare del male all' unico amico che le era rimasto. Si scagliò di nuovo verso la pianta e quando la liana stava per colpirla nuovamente lei con un colpo deciso la tagliò e senza alcuna esitazione tornò all'attacco del fiore, questa volta riuscì a raggiungere la base che colpì più e più volte fino a che non ebbe più forza e cadde in ginocchio davanti al mostro che le aveva portato via Aeradir. Ma subito dopo i petali del fiore si spalancarono completamente facendo fuoriuscire un liquido semi gelati-
noso e gialliccio e con il liquido anche il corpo di Aeradir venne liberato. Ilye corse da lui e sollevandogli la testa iniziò a piangere disperata ma qualche istante dopo una mano le accarezzò il viso “Non piangere Ilye, sto bene.” Ilye spalanco gli occhi incredula piangendo di felicità “Mi hai fatto spaventare Aeradir.” Lui le pulì il sangue che usciva da una ferita sulla guancia e le sorrise.
Si udì una voce maschile profonda e calma che sembrava venire dalla foresta stessa “Ilye principessa di Kayir, figlia di Belthil il tuo coraggio e la tua generosità nel salvare gli altri hanno commosso l' anima della foresta per questo ti permetteremo di raggiungere il saggio Valthir.”
All' improvviso la pianta carnivora sparì lasciando al suo posto un sentiero che portava poco più avanti ad un apertura tra gli alberi, dalla quale si poteva scorgere una piccola radura illuminata da un dolce e caldo sole, un lieve venticello accarezzava i fiori e l' erba facendoli muovere come piccole onde. In mezzo ad essa una scala sospesa di pietra bianca con i bordi ornati da una miscellanea di fiori colorati saliva in alto, sempre più in alto, verso delle soffici nuvole bianche.
I due elfi si alzarono raccolsero le loro cose e iniziarono a salire le scale un gradino dopo l'altro insieme. Dove li porterà quella scala? Valthil risponderà alle loro domande? Quali prove dovranno ancora superare? I due elfi sanno solo che la loro avventura non è ancora finita, anzi è appena cominciata..........
fine
PHOEBE' Titolo: E' mai possibile?
- Nonna! Nonna! - la bambina corse per il prato di casa di sua nonna, cercando di distoglierla dalla sua contemplazione del giardino, ma soprattutto dalle rose – Oggi è splendido vero? C'è un sole splendido – malgrado avesse solo 6 anni, era molto loquace. La nonna smise di fissare il petalo rosse sangue che aveva attirato la sua attenzione e posò lo sguardo su sua nipote, non aveva mai pensato che potesse crescere, perché si Sharon era stata molto malata, appena nata le era stato diagnosticato un disturbo all'aorta, il suo cuore aveva una malformazione. Agata era morta dandola alla luce e Peter... beh Peter era scomparso dalla faccia detta terra subito dopo aver scoperto di dover ricoprire un tale ruolo. La nonna si soffermò sulle goti arrossati della nipote, per poi passare al vestito svolazzante che le drappeggiava tutto intorno, come fossero nelle epoche antiche, quando le Dee correvano nei boschi, solo che il vestito di Sharon era rosso, una sorte di Cappuccetto Rosso, coi capelli castano ramato. - Piccola mia, cosa c'è? - le chiese l'anziana donna prendendola in braccio e accarezzandole la spalla, l'aveva sempre trattata bene, ed erano solo pochi anni che aveva potuto finalmente dire addio ai macchinari, odiava gli ospedali e Sharon.. Sharon era una delle bambine più coraggiose al mondo, si era lamentata poco e piangeva solo di notte, quando credeva di esser sola e che le ombre potessero nasconderla per sempre. - Nonna, oggi sarà una splendida serata! - esclamò nuovamente la bambina giocherellando dando calci all'aria, come se essa potesse esser un elemento solido. La nonna aggrottò le sopracciglia e pensò a cosa potesse esserci di così importante oggi da poterla farla entusiasmare: niente genitori, i vicini distavano miglia e miglia quindi non c'erano molti bambini nelle vicinanze, l'unica cosa che piaceva a quella strana bambina era stare nei boschi a guardare le stelle e la luna. “da grande sarà una bellissima e grintosa astrologa” pensò la donna fissando con orgoglio la sua nipotina – cosa c'è che ti fa battere così tanto il cuoricino? - Sharon mise il broncio e scosse la testa – come puoi non ricordatelo? Due anni fa, contando oggi, sono arrivata a stare con te! Come puoi esserti dimenticata il momento in cui mi hai strappato alla morte e mi hai fatto respirare aria pulita? - La nonna quasi si mise a piangere, non pensava che un giorno così dovesse esser ricordato, ma infondo aveva anche la sua età no? Ottanta anni non potevano portare cose buone a qualcuno: - scusa bambina mia... sai com... - - Prima però nonna... voglio che mi racconti di nuovo quella storia! La storia che mi hai raccontato sulla mamma... Voglio sentirla! Mi piace così tante – disse Sharon fissando la nonna coi suoi grandi occhi castani, imploranti, la storia.... la storia era una delle poche cose belle che l'avevano fatta uscire davvero da quell'ospedale: non l'operazione, non gli infermieri così gentili e nemmeno le visite continue di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi zii. La storia. Stupenda. Triste. Allegra. Speranzosa. La donna rise e osservò un attimo il cielo per darsi coraggio, anche se adorava quella storia che si era totalmente inventata, non aveva mai pensato che una creatura come Sharon potesse credervi davvero, ma infondo solo l'innocenza dei bambini avrebbe potuto crederci. Prima di iniziare a parlare scosse la testa e chiuse gli occhi evocando l'immagine di sua figlia...
“Molte tempo fa, quando si credeva che a popolare il mondo ci fossero gli Dei, gli antichi avevano fatto si che gli uomini, i pochi che c'erano, sapessero della loro esistenza. Gli uomini li veneravano, sapevano che avendo creato il mondo, avevano una forza sovrannaturale, niente e nessuno poteva smuoverli dal loro rialzo e mai nessuno ci aveva mai provato. Ora col passare del tempo, le adorazioni degli uomini verso gli Dei, vennero meno... molti di loro sapevano che credere che molti di loro avessero creato il mondo e ognuno di loro governava un suo elemento o qualcosa di simile fosse impossibile... era molto più semplice credere che ci fosse un solo Dio, un Dio che avesse creato da solo il mondo, senza l'aiuto di nessun altro a governarlo. Un gruppo di umani però, restò credente agli Dei, vivevano in pace sulla loro isoletta al largo della Spagna, molto più a Nord, quasi sconfinante nella Francia, tra loro non c'erano malintesi, ognuno aveva la propria casetta e tutti loro vivevano in pace tra loro. Certo avevano anche piccoli templi, essendo una piccola isola non potevano avere templi più grandi come quelli che ci sono in Grecia o in una piccola porzione di Roma, ma coi loro piccoli altarini una volta all'anno, nel giorno del Dio indicato dall'altare, eseguivano sacrifici, non umani ma animali. Essendo un gruppo indebolito per la carenza di vera vegetazioni, molti di loro erano costretti ad andare in avanscoperta e ogni qualvolta qualcuno si avventurava nelle penisole vicine o nelle isole vicine, non ritornava molto spesso... le persone scoprivano un nuovo mondo e scoprendolo... beh credevano di poter accrescersi e poter finalmente mettere fine a quella che era casa loro. Una delle persone che non tornò più indietro fu un tale, un uomo mediocre che non aveva nulla, se non una moglie, molto giovane e devota, con due bambine. Due gemelline che lo aspettarono sulla soglia di casa per una settimana, credevano che sarebbe tornato da loro, infondo quella era casa sua no? Perché non avrebbe dovuto tornare? La madre, accortasi dell'assenza dell'uomo, prese da parte le sue figlie e col cuore in mano, disse ciò che era successo davvero a suo marito e al loro padre, non parlò durante il giorno, perché di giorno le stelle no si potevano vedere, quindi aveva scelto la notte dell'ottavo giorno, le aveva prese e portato al campo vicino e stese per terra le due si mise accanto a loro indicando il cielo: - vedete bambine mie ci sono molte cose che non comprendiamo del mondo e una di esse sono le stelle. Le stelle ci staranno sempre, fintanto che le persone viaggeranno di notte e avranno un cielo sopra di esse, potranno volgere lo sguardo all'insù e vedere lo scintillio di ciò che brilla. Non credete però che prima, all'alba dei tempi ci fossero... le stelle non ci sono sempre state... le stelle rappresentano le migliaia di persone che sono sparite per uno scopo, le persone che sono venute a mancare a coloro che li hanno nel cuore. Voi sentite la mancanza di vostro padre... vostro padre si trova li – con una precisione assurda, la donna indicò una stella sopra di loro, aveva scelto quella più brillante e che scintillò in quel medesimo momento – brilla per voi due soltanto... non svanirà solo perché non lo vedete più. - Da quel momento le due bambine fissarono il cielo di notte, ogni qualvolta si trovarono all'aperto e quando iniziarono i nomadi e i pirati a venire sulla loro isola, i popolani... sparirono. I pirati e/o nomadi giurarono a chiunque volesse credere alla loro parola, che tutti loro erano stati rapiti... rapiti da un cavallo scuro come la notte, il cavallo li aveva presi tutti in sella, malgrado fossero una ventina ed era riuscito a sollevarsi in cielo.”
La donna finì il suo racconto e fissò Sharon con sguardo attento, se fosse stato per la bambina avrebbe passato la notte intera a cercare quel cavallo, voleva vederlo e sapeva... sapeva fin troppo bene che il sogno della sua nipotina era incontrare nuovamente la madre, il cavallo, quel magnifico cavallo l'avrebbe finalmente condotta la dove dimorano coloro che venivano ricordati. - Adoro questa storia nonna! - disse la bambina togliendosi dalle gambe della nonna e iniziando a correre. Ogni volta che la bambina correva così, alla nonna veniva un colpo al cuore, sapeva che l'operazione era andata a buon fine due anni prima, ma il dottore si era premurato di far sapere che ogni tanto il nuovo cuore di Sharon avrebbe potuto far cilecca, la vivacità di quella bambina l'avrebbe messa in pericolo. “Perché il mondo dovrebbe esser così? Perché una persona che ha appena iniziato la sua vita dovrebbe finirla subito? Perché invece io, che sono vecchia e anziana non posso morire subito? Perché tutto il male del mondo deve sempre prendersela con questi bambini così puri e innocenti?” le domande della donna non avrebbero mai avuto risposta, anche perché nessuno avrebbe potuto dirle con esattezza perché le cose brutte capitavano anche alle persone perbene... tutti rispondevano sempre: così va il mondo. - Bambina mia! Per favore non correre così! - esclamò la donna portandosi la mano al petto, aveva un peso enorme nel cuore, cercare di correre ogni giorno appresso a Sharon non stava giovando alle sue condizioni di donna anziana. Sharon rise facendo varie giravolte – oh nonna! E' mai possibile? E' mai possibile che si possa volare? Io voglio volare! Nonna! Aiutami a volare! - esclamò la ragazzina girandosi a guardare la nonna in tempo per vederla cadere a terra, travolta da un infarto.
“- Mamma – che voce dolce stava parlando al suo orecchio. Perché qualcuno doveva giocarle un così brutto scherzo? Come potevano conoscere e avere la voce della sua bambina, della sua Agata. - Mamma nessuno ha la mia voce sono qui. - La donna vide per la prima volta dopo sei anni, il volto della figlia, non era cambiata poi molto, le andò incontro e le prese le mani iniziando a piangere – oh bambina mia, mi sei mancata così tanto... non ho mai creduto che questo momento sarebbe venuto – le due donne piangevano disperate e Agata sorridendo le indicò il cielo e le fece un sorriso luminosissimo: - avevi ragione mamma. - La donna anziana la fissò non capendo e alzò lo sguardo al cielo, non riuscendo a capire, così Agata si spiegò meglio: - alla fine se siamo ricordati e amati da qualcuno diventiamo infinito... diventiamo stelle. -”
FINE
Voilà ^^ Adesso tocca a voi ...Votate
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