Ghost Stories - 2014 - Coldplay

Recensione by Under

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  1. Underscore90
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    A distanza di 3 anni dall'ultimo (discusso) lavoro, ecco rifare capolino la band londinese con un disco "breve" (solamente 9 tracce) e poco incisivo, nonostante le aspettative. Secondo concept album dopo Mylo Xyloto, le tematiche girano attorno alle "storie di fantasmi" (da cui il titolo) che l cantante nonché frontman del gruppo, Chris Martin, stava affrontando al momento delle registrazioni con sua moglie (Gwyneth Paltrow), che culmineranno poi, nel Marzo 2014, nella separazione ufficiale.
    In definitiva, Ghost Stories sembra porre una domanda chiave all'ascoltatore, la stessa che sicuramente si poneva Chris durante il lavoro in sala d'incisione: in che modo i fantasmi del passato incidono sulla vita lavorativa e privata di ognuno? L'album non ci fornisce una risposta chiara in modo diretto, ma basta leggere titoli e testi che subito affiora un suggerimento (neanche troppo) implicito: le esperienze passate ci segnano, ci cambiano e ci formano. E il segno è evidente, quando l'oggetto di analisi è la conclusione di un matrimonio di undici anni che ha portato due figli alla coppia.

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    Lo struggimento è molto evidente nella opening track, "Always in my head", che lascia ben pochi dubbi sui sentimenti del vocalist e che fa trasparire il suo stato d'animo nella scelta del tempo d'esecuzione, molto waltzeriano (il ballo di coppia romantico per eccellenza). La chiusura netta del brano are la scena alla più "ritmata" (in termini strumentali e di struttura) "Magic", quasi un brano di rassegnazione per chi, come Martin, si rifugia nella speranza piuttosto che accettare passivamente la realtà. Un po' come dire: credo nella magia, perché se è vera quella allora si può avverare tutto.

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    "Ink" segue lo stampo malinconico delle tracce precedenti, portando il "dolore" ad un livello superiore, quasi fisico. Le prime righe di testo parlano chiaro: "Got a tattoo that said '2gether thru life' / carved in your name with my pocket knife" (Ho fatto un tatuaggio che dice 'Insieme per tutta la vita' / inciso in tuo onore col mio coltellino).

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    Dal dolore passiamo al diniego con "True Love", traccia preferita da Chris Martin in tutto l'album e, a mio avviso, la più sottomissiva per lui: qui la voce, infatti, si rivolge al "fantasma" del suo amore convinto che il malessere che lui sta provando sia una sorta di "affetto rivisitato", in pieno stile "Sindrome di Stoccolma".
    Arriviamo al giro di boa con "Midnight", una sorta di implorazione al "ghost" di lasciarsi dietro una speranza di riconciliazione, di riappacificazione, di ri-unione: "Leave a light on" (Lascia una luce accesa). La forte distorsione apportata alla voce immerge ulteriormente l'ascoltatore in un piano "ultra-terreno" ed enfatizza il contatto tra la figura narrante e il suo "fantasma".
    La sesta traccia, "Another's Arms", ha il suo centro nei bei ricordi che il protagonista ha della sua amata ormai perduta, ormai tra le "braccia di un altro". Qui (finalmente, ndr) si inizia a trovare un barlume di "rassegnazione": sembra quasi che i ricordi affiorino controvoglia e che l'uomo sofferente stia cercando di andare avanti con la sua vita.
    Le speranze dell'ascoltatore crollano, però, all'avvio di "Oceans": qui si torna ad affogare nelle lacrime, demolendo ogni speranza di progresso e felicità. Il tema centrale torna ad essere "Ti prego, ritorna!", ma vista la quantità di pianti già scorsi, questo estremo tentativo risulta essere più petulante che non convincente. Se andiamo poi sul piano musicale, la melodia lenta e strappacuore non aiuta a rendere solido il lavoro, ma lo fa trasparire più come un prolungato "capriccio".
    Quasi in chiusura arriva la traccia movimentata del disco (l'unica, in definitiva) "A sky full of stars" che, seppur tardi, da una ventata di musicalità all'opera. Cambiano i suoni ma restano i contenuti: non ti ho più accanto, ma continuo a vederti in "un cielo pieno di stelle". Il netto contrasto tra strumenti vivaci (c'è molto ritmo, la batteria è molto cadenzata e i riff di tastiera ben intrecciati) e testo malinconico ("Cause you get lighter the more it gets dark - i'm going to give you my heart" / Poiché più si fa buio e più diventi luminosa - ti darò il mio cuore) regala quel senso di amore incondizionato, spassionato ed inarrestabile che, a mio avviso, elegge la canzone come la migliore di "Ghost Stories".

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    In chiusura, troviamo "O", traccia formata in realtà da due parti, aventi titoli separati. La prima, "Fly On", è probabilmente l'opera più triste mai scritta dai Coldplay, ma ci presenta il passo avanti che, nei precedenti 40 e passa minuti di ascolto, noi tutti aspettavamo: l'uomo realizza la fine del rapporto con la sua amata e (quasi) se ne fa una ragione, pur soffrendone ancora. in questo pezzo, l'amore viene paragonato ad uno stormo di uccelli che va e viene e, proprio per la sua natura, non serve stare troppo tempo a farsi del male. Proprio quando il senso di rassegnazione è tangibile (e quindi l'ascoltatore aspetta il sollievo che cercava da tutto il disco), ecco che si ricade nel malinconico proprio alla fine della canzone, alla fine effettiva del disco: "So fly on, ride through / maybe one day i'll fly next to you" - Quindi continua a volare, continua a viaggiare / forse un giorno volerò al tuo fianco.
    La seconda parte, "O", da il titolo alla canzone conclusica e fa da outro strumentale all'album, presentando un'unica frase che, come se non fosse chiaro in tutto il resto del lavoro, sprona il cantante stesso e chiunque si sia immedesimato in lui a "non mollare mai" ("Don't ever let go" sono le uniche parole presenti in questo finale...)

    Insomma, "Ghost Stories" risulta essere un lavoro che tutto sommato non presenta nulla di nuovo; avendoci abituati a capolavori come "The Scientist", "Clocks" o ai più recenti successi di "Viva la Vida" e "Mylo Xyloto", ci si sarebbe aspettato un album con un po' di "carattere", magari sempre caratterizzato dallo stampo pop-rock che da anni la band si porta dietro con successo. Ai più, invece, risulta essere quasi un uso "privato" dei canali di comunicazione mondiali quali musica e video, una sorta di intermezzo tra due album che dice "ci siamo, stiamo lavorando, ma c'ho 'sti problemi in famiglia e volevo rendervi partecipi, volenti o nolenti".
    Le piccolissime innovazioni presentate (come la forte distorsione vocale in "Midnight") non bastano a rendere il lavoro più che sufficiente, accostando l'essenza centrale di "Ghost Stories" più ad un adolescente in pena d'amore che non ad un pubblico che aspettava da 3 anni un nuovo disco (e un nuovo tour) della sua band preferita.

    p_id192583
    :*waaa*:

     
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0 replies since 14/7/2014, 20:36   39 views
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